23 giugno 2008

Robin Hood Tax?

Ulteriore grandiosa invenzione di del ministro Tremonti, dopo la finanza creativa applicata ai publici bilanci, ecco arrivare la Robin Hood Tax sugli extraguadagni delle compagnie petrolifere.

Il principio non è originalissimo. Già 100 anni fa, durante il primo conflitto mondiale, si applicavano tasse sugli extraprofitti di guerra per i fornitori di materiale bellico dell'esercito e già allora ci si è resi conto che il meccanismo non funziona. Per l'impresa la tassa è un costo e come tale viene caricata sul prezzo di vendita del prodotto/servizio innescando un circolo vizioso che spinge un ulteriore rincaro dei prezzi.

L'unico modo per ridurre l'impatto del caro petrolio sui conti delle famiglie e del paese nel suo complesso sarebbe quello di ridurne il consumo aggredendolo lungo due filoni principali:

§ Produzione energetica: siamo al vecchio tema del nucleare, un capitolo che va ripreso, ma evitando che la fretta ci faccia fare scelte tecnologiche inopportune. Se fra 15 anni (ma forse meno) il nucleare di IV generazione sarà pronto, significa che le centrali di III generazione costruite oggi, con una durata operativa di 35-40 anni, saranno obsolete prima ancora di aver raggiunto il 50% della loro vita utile…

§ Sistema dei trasporti: dobbiamo usare meno petrolio per spostarci. Considerando che :i biocarburanti sono antieconomici ed eticamente discutibili (a meno che non si riesca a produrli dalle alghe con un procedimento che quindi non li metterebbe più in concorrenza con l'alimentazione umana), l'auto elettrica è lontana e comunque allo stato attuale l'industria mondiale non riuscirebbe a produrre batterie a sufficienza (Toyota ha seri problemi ad approvvigionarsi di quelle di cui necessita oggi per la relativamente modesta produzione delle sue auto ibride), le esigenze di mobilità delle persone non è comprimibile. L'unica soluzione è basata su un efficiente e capillare sistema di trasporto pubblico (magari con una forte prevalenza di ferro) che però necessita di investimenti pubblici colossali dato che partiamo da una situazione da paese del terzo mondo.

In attesa che ciò possa verificarsi si potrebbe provare a smontare davvero il cartello dei petrolieri che continua ad essere presente nonostante le ripetute condanne dell'antitrust, questa è l'unica strada che potrebbe portare a dei risultati concreti nel breve periodo.

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