15 febbraio 2010

La riforma della scuola

Da 16 anni a questa parte a ogni legislatura non manca mai una proposta di riforma dell'istruzione.

Riforma che poi tale non è mai perché si limita ogni volta a modifiche minori spesso volte alla sola "razionalizzazione" dell'offerta formativa, col malcelato fine di ridurre la spesa in tale comparto.

Purtroppo però la nostra scuola è sicuramente malata e se la si affama, cercando di aumentarne l'efficienza, non si otterrà altro risultato se non quello di farla morire ancora più velocemente.

Un organismo malato e inefficiente come quello della scuola italiana ha bisogno di cure vere ad energiche. Non basta una rimodulazione degli insegnamenti serve un radicale aggiornamento della struttura organizzativa.

Ormai il confronto tra il sistema pubbliche e quello privato si sta facendo sempre più impietoso e non solo per un problema di risorse, ma soprattutto per il problema della qualità degli insegnanti.

Anzi direi che quello delle risorse è quasi un problema secondario perché a rendere una scuola eccellente è un docente eccellente. La lavagna elettronica può essere un valido strumento, ma non può certo sostituire un ottimo insegnante.

La ricetta secondo me sarebbe quella di realizzare finalmente una vera e piena autonomia degli istituti scolastici facendo in modo che i "presidi", già ora definiti "dirigenti scolastici", siano davvero dei manager. Ciò significa gestire le risorse e avere capacità di spesa.

Il governo della scuola deve spostarsi dalle strutture centrali all'istituto scolastico stesso, ovvero là dove si realizza il servizio. Il ministero romano e le sue emanazioni locali devono dimagrire e trasformarsi da organi di governo della scuola a organo di supporto, controllo e valutazione.

La valutazione dei risultati di ogni scuola e di ogni insegnante è l'aspetto chiave e deve essere condotta sistematicamente attraverso la somministrazione in tutte le classi, al termine di ogni anno scolastico, di un apposito test da effettuarsi alla presenza di un commissario esterno ovviamente.

Il datore di lavoro dell'insegnate deve essere l'istituto scolastico, e lo potrà assumere, con contratto a tempo determinato o indeterminato, fra quanti saranno iscritti ad un albo del personale docente a seguito di un esame di stato.

Si potrebbe anche valutare la possibilità di "patrimonializzare" le scuole trasferendo la proprietà degli edifici scolastici, chiaramente assieme ai fondi necessari per la manutenzione degli stessi, che sarebbe così responsabilità del dirigente scolastico stesso e non di assessori provinciali che nelle scuole difficilmente ci mettono piede.

Ovviamente per dare le risorse alla scuola di mantenere tutto ciò lo stato trasferirà nelle casse della scuola un tanto a studente.

1 commento:

wolfm01 ha detto...

Formigoni mi ha copiato la riforma...