4 febbraio 2008

Riflessioni su democrazia e legge elettorale

Democrazia è rendere conto del proprio operato agli elettori di ciò che si è realizzato e di ciò che si intende realizzare in futuro. Fare ciò che vogliono i cittadini è demagogia e populismo.
I nostri politici, come anche i comici, sembrano non essere in grado di distinguere tra le due situazioni e hanno la preoccupante tendenza a rifugiarsi nella seconda.
Se i nostri governi dovessero essere sempre guidati dalla sirena della demagogia tanto varrebbe sopprimere il parlamento e sottoporre ogni proposta di legge direttamente ai cittadini, magari mediante referendum su internet.

Il principio generale che dovrebbe guidare un buon governo dovrebbe essere quello che "si governa per farsi rimpiangere".
In Italia col passaggio da prima a seconda Repubblica siamo invece passati da un poco entusiasmante "si governa per esercitare il potere" ad un folle, tra l'altro anche inefficace, "si governa per farsi rieleggere".

Un paese che voglia progredire, preservando così il proprio benessere, ha bisogno di una guida, è questo il vero significato della parola leadership, e il compito di una buona legge elettorale è farne
emergere una.
L'esperienza degli ultimi 15 anni ci ha mostrato come il sistema bipolare italiano sia incapace di dare una guida vera al paese.
Anche un uomo di straordinario carisma e ampio consenso come Berlusconi, oltre ad essere stato castrato dalle perverse logiche di coalizione, alla fine si è dimostrato essere un capopopolo e non un leader. Anzi, incredibilmente è stato Prodi a dimostrare maggiori doti di leadership.

E' quindi assodato che lo schema fin qui visto debba essere scardinato e sarebbe opportuno che ciò avvenga per "selezione naturale" e non per "fusione" tra i partiti esistenti.
Il rischio delle fusioni è che si creino accozzaglie incoerenti, senza anima e con pochissime idee, come il PD il cui segretario (proprio non mi sembra un leader) è costretto a tragicamente esilaranti ma-anchismi per tenere assieme ex-diessini ed ex-margheritini.
Al contrario con un processo di "selezione naturale" dei partiti si otterrebbero dei soggetti più forti, meglio definiti, più ricchi di idee ed ideali di quanto non lo siano ora e quel che più conta, in
virtù di ciò, sarebbero in grado di esprimere leadership forti.
Per fare ciò è fondamentale che si metta mano alla legge elettorale in modo che i piccoli partiti soccombano, che le coabitazioni forzate in coalizioni instabili siano impedite, che i parlamentari possano aderire solo al gruppo parlamentare del partito che li ha fatti eleggere o al gruppo misto, che ai cittadini elettori torni il potere di scelta fra i candidati.

1 commento:

Anonimo ha detto...

... selezione naturale... ma perchè non dare una mano? milioni di italiani penso sarebbero disposti a pagare pur di collaborare e velocizzare quindi l'estinzione dell'attuale classe politica. Ed ecco l'idea: abbiamo un debito da paura? le entrate non bastano mai? fai una donazione alle casse dell'erario e ti porti a casa un parlamentare... poi lo elimini come preferisci :-))
pulito, efficace, e remunerativo

bye Nato