27 febbraio 2008

Federalismo fiscale? No grazie

Ieri sera a "Otto e Mezzo" su La7 ho avuto modo di gustarmi per qualche minuto un delizioso faccia a faccia fra gli Onorevoli Calderoli e Lombardo. La strana coppia di giannizzeri che scorteranno alle prossime elezioni, uno al nord e l'altro al sud (e al centro? Bho!!!), Berlusconi.
A parte l'assurdità di dover pensare ai due personaggi a braccetto nella stessa coalizione, mi sono dovuto sorbire i due personaggi decantare all'unisono le meraviglie del federalismo fiscale, invitando i telespettatori a immaginare le inenarrabili opere di bene che gli illuminati (forse anche illuminanti) presidenti di regione potrebbero elargire agli italiani tutti…

Innanzitutto a Lombardo, che è siciliano, vorrei far notare che la sua regione, pur godendo di un'amplissima autonomia amministrativa, non risulta essere ai primi posti in Italia per efficienza ed efficacia nella gestione della cosa pubblica.
Il punto è, però, la gigantesca bugia che fa da fondamento all'idea del federalismo fiscale, ovvero l'illusione che spostando i centri di spesa dal livello nazionale a quello regionale si otterrebbe una
maggiore possibilità per il cittadino di controllare gli amministratori pubblici nell'esercizio delle proprie funzioni.
A mio avviso al giorno d'oggi la dimensione locale non offre più al cittadino le opportunità di controllo che, forse, offriva ieri. I cittadini sempre più spesso non vivono più il contesto sociale del
loro paese/città di residenza. Io ho la residenza in una città di oltre 20.000 abitanti in provincia di Bergamo, ma passo gran parte del mio tempo a Milano per lavoro. Se incrociassi per strada il mio sindaco non lo riconoscerei nemmeno!
La proposta tra l'altro non vede nemmeno l'applicazione del federalismo fiscale e livello comunale, ma regionale. Mi spiegate perché per un bergamasco, un bresciano o un varesino il governo regionale di Milano debba essere meglio del governo nazionale di Roma?
Il senso di appartenenza locale dei cittadini ha base provinciale e non regionale. La cosa è ben evidenziata dal tifo calcistico diviso su base provinciale e non regionale, infatti, non mi risulta che i
lombardi tifino per la Longobarda!

Come per i trasporti l'unità di misura giusta della distanza è il tempo e non lo spazio, così è sbagliato considerare che la capacità di controllo dei cittadini sia inversamente proporzionale al numero livelli istituzionali posti fra essi e il politico. Ciò perché le notizie non giungono al cittadino per via istituzionale, ma mediante i mezzi di informazione, la cui efficacia è direttamente proporzionale alle dimensioni assolute del centro di potere investigato.
Nella società della comunicazione di oggi si ha un maggior grado di controllo sugli amministratori pubblici tanto più questi sono posti in organi centralizzati. Solo un governo nazionale potrà giovarsi delle attenzioni di "rompiscatole di professione" come Travaglio e tanti altri giornalisti che negli ultimi anni hanno avuto modo di scrivere delle inefficienze del sistema politico e istituzionale italiano.

Quindi dico NO al federalismo fiscale, SI ad uno stato centralizzato riformato, SI all'abolizione delle regioni!

1 commento:

nato ha detto...

A conferma della bontà dell'idea di un solo governo centrale sta anche una semplice considerazione: se è già una sfida all'impossibile trovare una buona squadra di governo x l'Italia, che speranza abbiamo di averne venti?? Il nocciolo del problema non è chi governa ma come e su questo, a mio avviso, in Italia (tutta) siamo messi tremendamente male! che sia il caso, seguendo il parallelo calcistico, di ricorrere agli stranieri: non so, un primo ministro giapponese con una squadra di ministri germanici...


Sul fatto che al giorno d'oggi difficilmente si riesce seguire la vita del propio paesello devo ammettere che non è poi un male: si evitano di conoscere tutti gli scabrosi retrosciena del malgoverno che lo caratterizza!

Bye, Nato