18 agosto 2008

L'Italia, la giustizia e la democrazia

In questi giorni agostani mi sto dilettando con la lettura di "Toghe rotte", così giusto per divagare di tanto in tanto...
Il libro, scritto da un certo numero di magistrati e a cura di Bruno Tinti (magistrato pure lui), è gradevole ed è una lettura consigliatissima per cercare di prendere coscienza di quale sia il più grave problema che affligga le istituzioni del nostro paese.
 
Nella lettura mi sono imbattuto nella seguente frase:
"Quando invece è maturata la prescrizione, anche se l'imputato è giudicato colpevole (perchè comunque il Giudice, se ritiene che l'imputato sia innocente lo deve dichiarare, anche se il reato è prescritto; quindi una sentenza di prescrizione è sempre una sentenza che ha accertato la colpevolezza) il reato è estinto e nessuna pena può essere inflitta."
 
Ora mi domando perchè in Italia quando un imputato, specialmente se si tratta di un uomo politico, la fa franca grazie alla prescrizione del reato lui e i suoi tirapiedi vanno a raccontare a destra e a manca che si sia trattato di un'assoluzione?
Perchè nessun esponente della parte avversa li inchioda alla realtà dei fatti? E perchè i giornalisti, tranne in alcuni casi, non si ribellano di fronte a tale deliberata travisazione della realtà?
 
Ma soprattutto perchè il cittadino italiano medio non si indigna?
Ciò stupisce ancora di più considerando che negli altri paesi democratici i requisiti etici e morali richiesti dall'opinione pubblica agli uomini politici tendono ad essere molto più stringenti di quelli previsti dalla legislazione vigente!!!
Viene da chiedersi quale sia il tasso di democratizzazione reale del nostro paese.
Fino a qualche tempo fa avrei giurato sul fatto che l'Italia fosse ormai un paese "irreversibilmente democratico", ultimamente però inizio ad avere qualche dubbio...

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