L’Italia ha bisogno di aggredire alla radice i mali del paese che sono:
- Spesa pubblica: il nostro è un problema di qualità più che di quantità, abbiamo bisogno di ridisegnare la macchina statale, rivedere le procedure, implementare nuove tecnologie, formare il personale della pubblica amministrazione.
- Sistema giudiziario: è inutile dire che il sistema è al collasso. Il problema non è solo filosofico. Per le imprese è fondamentale poter difendere i propri diritti in tempi certi e brevi perché ciò consente di ridurre l’incertezza sui ritorni dei propri investimenti. Ciò è parte integrante della competitività. Per le imprese così come per i cittadini i tempi della giustizia si dovrebbero misurare in mesi e non in anni!
Qui i campi di intervento sono gli stessi della PA, ma con difficoltà accentuate dello status della magistratura che la vede (giustamente) indipendente dal potere politico. - Infrastrutture: decenni di immobilismo hanno lasciato un deficit impressionante che, per esigenze sia di bilancio che organizzative, non può essere colmato di botto. Qui i governanti sono chiamati a dover decidere quali sono le priorità, dando la precedenza elle opere di maggior impatto per la collettività.
Per fare tutto ciò è necessario che i governi siano forti, legittimati democraticamente (oggi col porcellum non lo sono!!!), intrinsecamente solidi, liberi quindi dai ricatti delle minoranze.
Il primo passo per risolvere il rompicapo italiano è quindi necessariamente la riforma del sistema elettorale in prima battuta e di quello istituzionale in seconda.
Ancora una volta, però, il bene del paese verrà sacrificato in nome degli interessi particolari. Il centrodestra ha fretta di rimettere le mani sul potere perché a breve ci saranno 600 nomine politiche da effettuare (non gli pare vero, sono come un pugno di topolini di fronte a una distesa sterminata di forme di formaggio), senza dimenticare che c’è la possibilità di impedire la soluzione definitiva della questione Alitalia…