Bella domanda... Da finiano vivo una "diaspora" che dura dal 2002/03 e mi auguro che possa finire non troppo tardi.
Già nei mesi precedenti la creazione del PdL ho sperato che l'infausto legame con Berlusconi si spezzasse, per poi ritrovarmi con Fini che accettadi di far confluire AN nella nuova formazione politica di Berlusconi.
Una una grossa delusione e mi ritrovai a votare Di Pietro ( giustamente pensai "almeno un po' di cagnara la farà...")
Nei giorni passati ho sperato che il popolo finiano potesse riacquistare la propria indipendenza, ma Fini pare frenare...
Sinceramente non ho capito se ha finito il coraggio a Fiuggi o se sta cercando di farsi buttare fuori dal PdL per non beccarsi la nomea di "traditore".
Domani forse ci sarà una risposta, io incrocio le dita.
21 aprile 2010
3 aprile 2010
Elezioni regionali
Le elezioni regionali 2010 ormai sono storia, ma è una settimana che sto cercando di capire cosa abbia portato a questo successo delle forze al governo.
Certo ripensando a un anno fa sembra un mezzo successo, ma negli ultimissimi mesi qualche speranza in più c’era sia perché ormai nessuno riesce più a negare che molti provvedimenti del governo Berlusconi siano frutto degli interessi diretti del premier stesso, sia perché la crisi economica morde da orami 2 anni e la politica del turacciolo di sughero varata dal duo Berlusconi/Tremonti sta mostrando la corda.
Molti accusano il PD di presentare un’offerta politica troppo debole, ma mi domando debole in relazione a cosa.
La proposta di Berlusconi e del PdL si incentra su tre slogan: “il governo del fare”, le “riforme” e “il partito dell’amore”.
Su ognuno di tali slogan bisognerebbe scrivere dei trattati per confutarli per sintesi mi limito a dire che il governo, esclusa l’emergenza terremoto, ha fatto molto poco soprattutto per fronteggiare la crisi economica; le riforme le promette da 15 anni e ancora non è andato oltre le dichiarazioni di intenti; e la trovata del “partito dell’amore” è da figli dei fiori, se se la fosse messa in bocca Bersani l’avrebbero accusato di essere un drogato.
La proposta leghista ormai la conosciamo e fa perno su un esasperato localismo e su un forte richiamo alle tradizioni del territorio. Si tratta di un messaggio chiaro semplice, che fa leva sugli istinti di una società impaurita e che non prova nemmeno a spiegare le cause di un’involuzione economica che si protrae da ormai un ventennio.
Il PD ha condotto la campagna elettorale cercando di percorrere la strada di una critica puntuale e solidamente argomentata sui temi della moralità e delle politiche economiche. Tutto sommato rispetto al resto dell’offerta sul mercato la proposta del PD mi è sembrata più solida di quanto proposto dagli altri eppure non ha fatto presa sull’elettorato.
Analizzando il tutto mi viene il sospetto che il problema non sia stata quindi un’offerta politica leggera, ma piuttosto di un veicolo comunicativo che lo sia stato a sufficienza!
Quale era lo slogan o gli slogan del PD? Non riesco a ricordarmeli io che sono stato uno spettatore attento figurarsi la massa degli indecisi.
La sinistra da anni ripete che un’idea politica non è un detersivo, e hanno ragione, purtroppo però oggi bisogna propagandarla come se lo fosse.
Certo ripensando a un anno fa sembra un mezzo successo, ma negli ultimissimi mesi qualche speranza in più c’era sia perché ormai nessuno riesce più a negare che molti provvedimenti del governo Berlusconi siano frutto degli interessi diretti del premier stesso, sia perché la crisi economica morde da orami 2 anni e la politica del turacciolo di sughero varata dal duo Berlusconi/Tremonti sta mostrando la corda.
Molti accusano il PD di presentare un’offerta politica troppo debole, ma mi domando debole in relazione a cosa.
La proposta di Berlusconi e del PdL si incentra su tre slogan: “il governo del fare”, le “riforme” e “il partito dell’amore”.
Su ognuno di tali slogan bisognerebbe scrivere dei trattati per confutarli per sintesi mi limito a dire che il governo, esclusa l’emergenza terremoto, ha fatto molto poco soprattutto per fronteggiare la crisi economica; le riforme le promette da 15 anni e ancora non è andato oltre le dichiarazioni di intenti; e la trovata del “partito dell’amore” è da figli dei fiori, se se la fosse messa in bocca Bersani l’avrebbero accusato di essere un drogato.
La proposta leghista ormai la conosciamo e fa perno su un esasperato localismo e su un forte richiamo alle tradizioni del territorio. Si tratta di un messaggio chiaro semplice, che fa leva sugli istinti di una società impaurita e che non prova nemmeno a spiegare le cause di un’involuzione economica che si protrae da ormai un ventennio.
Il PD ha condotto la campagna elettorale cercando di percorrere la strada di una critica puntuale e solidamente argomentata sui temi della moralità e delle politiche economiche. Tutto sommato rispetto al resto dell’offerta sul mercato la proposta del PD mi è sembrata più solida di quanto proposto dagli altri eppure non ha fatto presa sull’elettorato.
Analizzando il tutto mi viene il sospetto che il problema non sia stata quindi un’offerta politica leggera, ma piuttosto di un veicolo comunicativo che lo sia stato a sufficienza!
Quale era lo slogan o gli slogan del PD? Non riesco a ricordarmeli io che sono stato uno spettatore attento figurarsi la massa degli indecisi.
La sinistra da anni ripete che un’idea politica non è un detersivo, e hanno ragione, purtroppo però oggi bisogna propagandarla come se lo fosse.
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